autore: Valerio Caddeu

Il vino é donna

Se devo pensare ai borghi identitari della Sardegna, uno di questi è sicuramente Mamoiada.
Mettici la danza ipnotica di Mamuthones e Issohadores attorno ai fuochi la sera di Sant’Antonio, nel freddo di metà gennaio, o il bagno di folla per Sas Tappas. Mettici un museo delle maschere mediterranee che è un piccolo gioiello, e trattorie di livello altissimo come Abbamele di Mauro Ladu, che coraggiosamente dopo il successo cagliaritano ai fornelli di Cucina.Eat ha deciso di aprire un’osteria nel suo paese, diventando un piccolo caso mediatico con la vittoria nel 2022 come miglior ristorante delle vie dei pastori della Barbagia nel programma di Alessandro Borghese 4 Ristoranti; o Su Tapiu, dove trovi Francesco Mulargiu a guidarti alla scoperta di un menù anarchico e cangiante a seconda delle stagioni, del mercato ma soprattutto dell’umore dello chef. Francesco è anche produttore di un vino incredibile, Ghirada Malarthana, un cannonau che non ha nulla da invidiare ai vini del più famoso zio Giuseppe Sedilesu.
Il vino, appunto.
La cosa che noti subito appena entri nella vallata di Mamoiada è l’abbondanza di vigne. Tutto il fondovalle e parte delle falde orientali sono coperti di filari, quasi tutto cannonau, con una nobile eccezione rappresentata dalla granazza, uva bianca antica e quasi estinta, ora riscoperta e valorizzata. Al centro della vallata ci aspetta Emanuela Melis, proprio nella vigna.
Lei passa tra i filari tutta la settimana lavorativa, a curare questo vasto appezzamento con viti relativamente giovani, dai due a qualche decina d’anni, aiutata dal padre e da alcuni altri collaboratori. Lei e le sue due sorelle minori sono le artefici di Eminas, “donne” nella parlata locale, ovvero la prova tangibile che, se vogliono, le donne il vino lo fanno e lo sanno fare quanto e più degli uomini.
La prima resistenza da vincere è quella del padre, che per le figlie aveva altri progetti, forse più consoni secondo le idee della sua generazione. Emanuela invece era già una piccola donna caparbia quando ha scelto di diventare perito agrario. Mentre camminiamo sul disfacimento granitico che caratterizza i terreni di Mamoiada ci racconta di quando dopo gli studi universitari e un periodo all’estero ha deciso di tornare qui, tra i suoi monti, a coltivare le uve pregiate. Intorno a noi le siepi pullulano di fiori dopo una ricca stagione di piogge.
Qui, ci dice, è dove nascono le uve che vanno ai grandi nomi dell’enologia sarda per le loro migliori etichette di cannonau. Per un imprenditore agricolo la vendita dell’uva, specie con committenze di così alto livello, significa riuscire a coronare economicamente ogni annata agricola a poche settimane dalla vendemmia. Ci chiediamo: e il vino di Eminas? E qui si apre il capitolo matriarcale e identitario delle sorelle Melis: la nonna decide di saltare una generazione e di regalare due vigne antiche alle nipoti, intuendone il potenziale. La vigna più “giovane” (oltre 70 anni) guarda il paese dal versante occidentale, l’altra è a ridosso del centro abitato ed ha superato i cento anni. È un luogo magico, con ceppi così contorti che sembrano teste di Medusa, lambito da un ruscello che gorgoglia invisibile sotto le siepi di rovi e veccia. Cannonau e granazza, ovviamente. Emanuela ci racconta i progetti futuri, la volontà di strutturare la produzione qui in paese e magari fare un po’ di accoglienza e degustazioni proprio in questa vigna storica. Poi stacca una mandorla primaverile dall’albero e la mangia come fosse come fosse una pesca o un’albicocca. Io e Roberto, increduli e abituati in Marmilla a raccogliere le mandorle a maturazione completa per poi sbucciarle e mangiare solo il seme, proviamo ad imitarla: il mallo è asprigno ma gradevole, il guscio non si è ancora lignificato e il seme ha una consistenza cerosa, con un accenno di dolcezza. “Qui la cucuja si mangia così” dice lei, e noi ci adeguiamo.
Da queste viti le sorelle Melis hanno creato il loro primo vino, Eminas 2019, di cui probabilmente si trovano ancora le ultime bottiglie in alcune enoteche: un classico cannonau di queste parti, figlio di una generosa macerazione. Data la sua età ha bisogno di qualche minuto per esprimersi al meglio ma è ancora molto valido. Da poco però è in commercio Eminas 2023, un piccolo capolavoro di cannonau di montagna, cesellato in modo da smussare gli spigoli tipici di questo vitigno: un equilibrio magico giocato tra i profumi che richiamano il fiore della vite stessa, la rosa ma soprattutto la viola, in bocca ricorda la ciliegia di Villacidro, altri frutti rossi, il tutto con un equilibrio e un’eleganza rari.
L’etichetta conferma tutto quello che Emanuela e Maria Antonietta, la sorella mediana, ci stanno raccontando mentre ci fanno assaggiare i loro vini: La E di Eminas è un 3, come le tre sorelle; c’è il profilo della nonna artefice della loro genesi enologica ma tratteggiato con le linee delle loro impronte digitali. Assaggiamo anche il nuovo nato, il rosato Izza, “figlia”, in onore della figlia di Maria Antonietta che rappresenta la generazione futura delle donne del vino mamoiadino. Tutti i profumi e i sapori del cannonau principale sono qui in una veste ancora più delicata ed elegante.
A proposito di futuro: dai ceppi di granazza delle due vigne storiche le sorelle hanno realizzato un esperimento, duecento litri di vino che noi abbiamo assaggiato in anteprima. Non voglio fare spoiler, ma non vedo l’ora che lo producano stabilmente.
La divisione dei compiti in famiglia è presto fatta: Emanuela dirige (ed esegue) i lavori nelle vigne e nel resto del tempo si occupa della distribuzione, Maria Antonietta si dedica ai conti e alla burocrazia e da una mano nella parte commerciale, e la più giovane, Roberta, che incrociamo mentre andiamo via, è la tuttofare che aiuta in tutti i campi.
A Mamoiada, in Sardegna e nel resto del mondo il vino è fatto soprattutto da uomini. Per questo la strada tracciata da queste tre donne coraggiose è così importante, nel solco degli esempi mirabili che la nostra isola ha dato nella storia, da Eleonora a Grazia Deledda, da Maria Lai a Maria Carta, da Adelasia Cocco a Michela Murgia. Una conferma della forza e della risolutezza delle donne sarde. Come direbbe Emanuela: quando vuoi che una cosa venga detta chiedi a un uomo, quando vuoi che venga fatta chiedi a una donna.
Valerio Caddeu